Giovanni Calabria - Pesco a mosca dal 1979. La prima storica trota fu una fario il 23 giugno nel Pesio (CN) con una brown bivisible. Sin da bambino sono andato a caccia, freneticamente sino agli anni 70. Poi ho cominciato ad andare anche a pesca, dapprima spinning nei torrentelli liguri; quando mi regalarono una Hardy in fibra di vetro divenni Pam. Inizialmente fui autodidatta puro, leggendo libri. Poi ho incontrato maestri tutti più giovani di me: Stefano Rossi, Stefano Cotugno che poi vinse un campionato del mondo Pam, Nicola Di Biase, Luca Sanguineti. Persino mio figlio Marco mi è stato maestro. Ho cominciato pescando solo a secca, poi mi sono complicato la vita pescando anche a ninfa. Un giorno in Adda Stefano C. mi disse di fronte a un temolo che bollava “Se ce n’è uno che sale ce ne sono almeno dieci che mangiano sul fondo”: e uno a uno li tirò fuori e dovetti credergli.
A parte la complicazione della pesca a ninfa mi sono trattato bene pescando in bei torrenti delle Alpi Marittime. Quando la pesca alla trota mi parve diventare semplice ci fu qualcuno che mi disse “Dovresti pescare il temolo. E’ un po’ come la beccaccia per i cacciatori”. Era l’ottobre del 1983: presi il mio primo temolo nello Stura di Demonte. Da allora ho cercato temoli dovunque: dapprima nei famosi affluenti di sinistra del Po e poi Slovenia, Austria, Norvegia, Svezia insomma un po’ dovunque. Sono arrivato in Russia e in Alaska ad agganciare pesci e ad augurarmi “Speriamo che non sia un salmone” sperando di vedere invece la pinna rossoblu dei grandi temoli del nord. In mare ho pescato a mosca salmoni in British Columbia e bonefish nel Belize. Ma poi sono tornato a cercare temoli.
Come mestiere sono microchirurgo. Non costruisco mosche: la costruzione assomiglia troppo al mio impegno in sala operatoria. Poiché so qualcosa di occhi studio quelli dei pesci e spero di capire da come vedono come catturarne di più e meglio.